III condivisione – La spiritualità di Santa Teresa di Gesù Bambino: Rimanete in Lui.

Il disegno prende ispirazione dalla famiglia di Teresina: lei stessa quando ne parla, fa riferimento a un insieme di gigli bianchi:

Il fiore che racconta qui la sua storia si rallegra perché farà conoscere le premure tutte gratuite di Gesù […] L’ha fatto precedere da otto gigli sfolgoranti di candore. Nel suo amore, ha voluto preservare il fiore umile dal soffio velenoso del mondo; stavano appena per aprirsi i petali, e il Salvatore l’ha trapiantato sulla montagna del Carmelo, ove già olezzavano due gigli: proprio quei due che l’avevano avvolto e cullato dolcemente al suo primo germogliare… Sette anni sono trascorsi da quando il fiore si è radicato nel giardino dello Sposo dei vergini, ed ora vicine a lui ondulano tre corolle fragranti; non lontano, un’altra si apre allo sguardo di Gesù, ed i due steli benedetti che le hanno prodotte sono riuniti per sempre nella Patria divina. Là hanno ritrovato i quattro gigli che la terra non ha visti fiorire.

Teresina era l’ultima di nove figli, quattro dei quali durante l’infanzia raggiunsero il cielo, mentre le altre sorelle entrarono tutte in monastero.

Il mio desiderio è stato unire, mettere in comunione Teresina con i suoi fratelli saliti in cielo: tempo fa ho letto l’episodio e mi ricordo che mi fece sorridere il cuore, ma ancora non avevo trovato un modo per riprodurlo. Leggendo questa parabola ho scoperto con piacere che il Carmelo mette in comunione tutta la famiglia. Il globo su cui posano i gigli fa vedere le radici che li collegano…e la linfa di vita che scorre in esse e arriva fino ai gigli che ora volano in cielo. Dal giglio più piccolo viene fuori una luce in particolare…quella luce speciale è la luce che il Signore dona a Teresina per combattere le tenebre del mondo. Ho ripreso il passo in cui Teresina si rivolge ai suoi quattro angioletti in cielo: poiché erano in grado di attingere dai tesori divini, dovevano prendere per me la pace, e dimostrarmi così che in Cielo si sa ancora amare! La risposta non si fece attendere, ben presto la pace inondò l’anima mia con i suoi flutti deliziosi, e capii che, se ero amata sulla terra, lo ero anche nel Cielo. Alcuni riflessi di questa luce si vedono anche in cielo, vicino ai suoi fratelli…volevo rendere l’idea di questo contatto che resta tra lei e i suoi cari, anche se la vita alle volte ci mette davanti delle prove così dure che sembra quasi impossibile alzare lo sguardo: in questo caso, Teresa è all’inizio dell’adolescenza e vede pian piano andare via le sorelle. Lei, essendo la più piccola, è sempre stata la più amata. Mentre scrivo queste cose ripenso a un episodio che mi accadde poco prima della messa: una signora anziana che frequenta la parrocchia comincia a parlare singolarmente a noi giovani prima che inizi la celebrazione…oltre alle sue uscite un po’ fuori dal comune, a me rivela un’intenzione particolare: “Ti prego fai una preghiera per la mia famiglia perché sono tutti lontani… si sono tutti allontanati…ti prego ricordati la preghiera.” Mentre disegnavo pensavo alla sua intenzione e alla mia famiglia…ho pensato che qualunque sia stato il motivo dell’allontanamento, quest’ultimo non deve impedire la comunione nel Signore: quando ho iniziato a leggere di questo piccolo giglio bianco, mi è piaciuto molto il fatto che Teresina avesse iniziato la sua storia con l’immagine del fiore: sembra partire proprio da un legame viscerale di cui non si può fare a meno… da ciò che l’ha creata…per poi formarla e rinforzarla… anche nella fede!



L’AQUILA E L’UCCELLINO

Riprendendo il legame indissolubile di Teresa con le sue sorelle, riporto ora il legame di fratellanza che lega un piccolo uccellino alle grandi aquile:

L’uccellino vorrebbe volare verso quel Sole che affascina gli occhi, vorrebbe imitare le aquile, sue sorelle… Tutto quello che può fare, è sollevare le sue alucce, ma volar via, questo non è nelle sue piccole possibilità… L’uccellino non se ne affliggerà nemmeno. Con un abbandono audace vuol fissare ancora il suo Sole divino: niente gli fa paura, né vento, né pioggia, e se le nuvole pesanti nascondono l’Astro d’amore, l’uccellino non cambia posto, sa che di là dalle nubi il Sole splende sempre, che la sua luce non si offuscherà nemmeno per un attimo.

Ci troviamo nel momento in cui Teresa scopre la sua vocazione alla Chiesa, che è quella di essere l’Amore. Per farlo, si paragona a un piccolo uccellino, che ha ancora tanto da imparare dalle aquile, cioè i santi, suoi fratelli maggiori.

In qual modo può, un’anima imperfetta quanto la mia, aspirare a possedere la pienezza dell’Amore? […] Io mi considero come un uccellino debole, coperto di un po’ di piuma lieve; non sono un’aquila, ho dell’aquila soltanto gli occhi e il cuore perché, nonostante la mia piccolezza estrema, oso fissare il Sole divino, il Sole dell’Amore, e il mio cuore prova tutte le aspirazioni dell’aquila… L’uccellino vorrebbe volare verso quel Sole che affascina gli occhi, vorrebbe imitare le aquile.

Teresina usa quest’immagine per parlare di santità in un modo molto vicino a noi: partendo dal basso, partendo dalla difficoltà di raggiungere lo stesso livello dei santi…Eppure ad affascinare è sempre quel Sole che splende. Esso non splende solo per alcuni, ma per ciascuno di noi… e ciascuno di noi può ammirarlo dalla propria posizione: Tutto quello che può fare, è sollevare le sue alucce, ma volar via, questo non è nelle sue piccole possibilità. Che ne sarà di lui? Morirà di dolore vedendosi così impotente? No! L’uccellino non se ne affliggerà nemmeno. Con un abbandono audace vuol fissare ancora il suo Sole divi-no.

Quindi, ciascuno di noi può ammirare questo sole con la sicurezza di sentirsi protetto proprio dai santi, da coloro che stanno lassù e dall’alto hanno il loro sguardo fisso su di noi. Forse è proprio in questo scambio di sguardi tra cielo e terra che si nasconde la santità: noi non siamo bloccati nella nostra infermità, non siamo prigionieri del momento…ma siamo creature che vogliono avvicinarsi a Colui che li ha creati…e i nostri “fratelli maggiori” ci aiutano. Ho letto questo passo nel periodo di Pasqua e mi è rimasto nel cuore il messaggio che mi ha lasciato: avvicinarsi a Lui partendo dal basso, partendo da un’umiltà di cuore che nonostante tutto non smette di alzare lo sguardo verso di Lui.

RIMANERE

[…] Spesso questo cosino minimo e imperfetto, pur rimanendo al suo posto (cioè sotto i raggi del Sole), si lascia distrarre un poco dalla sua occupazione unica, becca un granellino di qua o di là, corre dietro a un vermiciattolo… Poi, trovando una pozzanghera, si bagna le piume appena spuntate, vede un fiore che gli piace, allora la sua piccola testa si occupa di quel fio-re.

Le immagini che usa Teresina non sono passate inosservate su di me…mi hanno ispirata molto spesso…e ho riletto le sue parole più e più volte.

Ho riletto l’immagine dell’uccellino bagnato: guarda il sole ma si distrae…poi cade e si bagna pure. Rileggendo ho pensato che questa è davvero una scena d’umiliazione… ma non finisce qui…perché l’uccellino bagnato vede il fiore che gli piace e si occupa di quello. Il suo cuoricino non è rivolto alle alucce bagnate, ma a al fiore, a quella piccola cosa sulla terra, che in quel momento lo ha fatto innamorare. Ho considerato quest’episodio anche alla luce dell’obbedienza. Ho pensato anche al mantenimento della concentrazione durante la preghiera: delle volte mi è capitato di prenderli come “appuntamenti” piuttosto che come veri e propri incontri. Questo piccolo uccellino mi ha ricordato me quando durante le orazioni rischio di fare l’“imbambolata” … di non considerare Chi ho davanti e per questo tendo a distrarmi spesso facendo un flusso di pensieri…senza dialogo…L’uccellino però riesce a scoprire, attraverso la propria debolezza e non le sue capacità, che il Signore gli sta parlando…che la luce del Sole c’è e come, ma lui non può pretendere di accostarsi a questa come le aquile, suoi fratelli maggiori. La perfezione non posso pretenderla, ma posso confidare nel fatto che il Signore è felice quando sto con Lui! Come una madre che si dedica ai propri figli, al proprio marito…non sono mai “appuntamenti” ma incontri, perché riconfermano una vocazione.

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