
Breve profilo biografico di suor Ancilla Maria della Croce
Testimonianza di suor Francesca di Gesù
Ho conosciuto sr. Ancilla, intorno al 1991/92,qui, in questo Monastero alla grata di un parlatorio. Di lei non sapevo niente, un amico comune mi propose di avere un incontro, un confronto con questa monaca, dunque, non mi aspettavo niente di più…c’era solo in me la curiosità di una ventenne che si incontra per la prima volta con una realtà un po’ inusitata come quella della clausura, con tutte le perplessità e le domande che una giovane può avere di fronte ad una scelta come la nostra.
Di primo acchito, Ancilla, non aveva niente di particolare che potesse “attirare”…era una monaca come tante, con un sorriso dolce ed accogliente, poi, però se alzavi lo sguardo ed incrociavi il suo, capivi che c’era “qualcosa” che chiamerei, “trasparenza”. Ancilla sembrava un vetro pulito, che lasciava intravedere altri occhi oltre i suoi. Di questo primo incontro riportai l’impressione di una donna abitata da un Altro con la “A” maiuscola, con una capacità d’amore non sua o meglio, ampliata dalla Grazia, e al tempo stesso una capacità di amore profondamente umana, capace di comprensione e compassione.
Quando sono entrata al Carmelo, poco più di un anno dopo, ho ritrovato sr. Ancilla in mezzo alla Comunità, sorella nel cammino della fede, con i suoi “piccoli” uffici da compiere; data l’età ( aveva 78 anni) a lei era stata affidata la piegatura dei fazzoletti che noi novizie le portavamo dal bucato lasciandoli sul tavolo della biancheria…li riconoscevi subito i fazzoletti piegati da sr.Ancilla…sembravano stirati… forse, questo, particolare farà sorridere, si rimane, talvolta spiazzati dalla “pochezza” dei gesti di una Carmelitana, ma era in questo “nulla”che sr. Ancilla si “giocava” la vita, almeno negli ultimi tempi; ci diceva infatti: “Non è la grandezza di quello che facciamo che conta,ma l’amore con cui lo compiamo” si può essere un “canale” della Grazia, anche piegando un fazzoletto, facendolo con tutto l’Amore,per il Signore e per le anime. Sr Ancilla questa cosa la viveva e l’Amore, lei lo sapeva bene,non era il suo: “Noi amiamo perché Egli ci ha amato per primo” ..chi la conosce meglio e da più anni di me,sa,quanto spesso citasse questo passo della 1 Lt. di Giovanni,perché capissimo “forte e chiaro” CHI fosse il protagonista, Colui che muove sempre e per primo il passo verso di noi: Gesù .. non noi.
Ancilla era una donna umile, anzi vera, una donna che si sapeva amata da Cristo proprio nelle sue fragilità -perché ce le aveva anche lei le sue fragilità-. In un biglietto scriveva: “In quanto alle cadute e alle miserie, non ti affliggere, ne avvilire, pensa che lo sguardo divino di cui sei oggetto di compiacenza, purifica subito la tua anima, consumando le tue imperfezioni, come il fuoco trasforma in sé ogni cosa”.
Sr. Ancilla era una donna che riconosceva il primato di Cristo nella sua vita e in quella degli altri, una donna che si “nutriva “ della Parola di Dio e camminava, almeno negli ultimi tempi, in una fede nuda, senza consolazione alcuna, lei, che aveva sostenuto molti, con parole di conforto ed incoraggiamento… Aveva un dono davvero straordinario: quello di non scandalizzarsi delle sue ed altrui povertà, accoglieva tutti, cercando di “rimandare” sempre a Gesù..a volte lo faceva con un sorriso e una risata ( perché amava ridere di cuore e scherzare con le sorelle) altre invece con una seriosità e gravità, tanto per lei valeva il bene di un’anima, che ti sconcertava, apparendo, in quei momenti perfino severa.
“Per Cristo anche la pelle” diceva a noi novizie…e non era un modo colorito citato tanto per fa colpo o per impaurirci…era stato e,continuava ad essere, il suo “programma di vita”: una donazione totale a Colui che, per primo, si era “donato del tutto a lei” …la rivedo ancora, con il suo bastone e i suoi piedi gonfi, avviarsi lenta, a braccetto della M.Anna, verso l’infermeria, per la visita quotidiana ad una sorella inferma..e se, per caso, le suggerivi di starsene in cella a riposo, ti rispondeva –a metà tra il rimprovero e il sorriso-: “ Non posso. Devo Andare.” E sottolineava quel “devo” con una forza non comune.. .Solo a distanza, negli anni, capisci che non era “un senso del dovere” quello che la spingeva quanto piuttosto il pungolo della Carità che non riusciva più ad arginare”.
Vorrei chiudere questa breve testimonianza con un ricordo: quando si ruppe il femore, poco tempo prima di morire mi domandai, anzi, domandai al Signore che cosa avrebbe dovuto imparare di più un’anima che, a me sembrava, “arrivata un pezzo in su” nella vita spirituale…quando andai a farle una visitina, mi accolse con un sorriso e mi disse: “Sai, sr.Francesca, devo imparare l’abbandono”, l’atteggiamento dei piccoli che mettono la loro manina e la loro vita in mani più grandi…Leggo in questa luce la sua morte, silenziosa, quasi in punta dei piedi, nella notte, dopo la ricreazione serale con tutte noi…La sua vita abbandonata nelle mani della Vergine Maria, che lei ha amato tantissimo…perché la Madre di cui si fidava e affidava la riconsegnasse al Padre, trasformata dalla grazia, nella quotidianità spoglia che la vita di una Carmelitana offre e che sr.Ancilla ha veramente vissuto senza “vie di mezzo”.Vi lascio con questa sua frase: Nel compimento fedele e quotidiano della Volontà di Dio, troverai la tua pace, lascialo fare, Lui ti conduce, quindi non dubitare, non temere, ti porterà alla meta della Sua Volontà.
20 giugno 2015, Monastero Regina Carmeli